La parola crisi deriva dal greco “crino”, ovvero discernere, scegliere, decidere. Che stiamo attraversando un
periodo di crisi, e dunque di cambiamento, è noto. Che questo però sia un
problema lo abbiamo stabilito noi, e lo abbiamo deciso linguisticamente. Il
concetto di crisi ha infatti nel nostro linguaggio una evidente accezione
drammatica; parlarne risulta impegnativo, scomodo, allarmante. Possiamo
tuttavia sostituirlo con il concetto originario greco e definire così la nostra
epoca un’epoca di scelte. Senza alterare la realtà delle cose possiamo
focalizzarci su un aspetto differente: non stiamo attraversando un periodo di
buio oltre il quale torneremo in terra piana. Stiamo ristrutturando gli
elementi costitutivi del nostro modo di vivere, smantellando le parti inadatte
e ricomponendo in modo creativo i tasselli rimanenti.
Quest’opera di edilizia sociale innovativa non
è né compito né occasione riservato a noi, nella storia. Interpretare in modo
nuovo il vivere comune appartiene ad ogni epoca - se riconosciamo che ogni
epoca è in evoluzione rispetto alla precedente. Non è allora una questione di
sfortuna trovarci a vivere in questo tempo. La Storia si presenta sempre in
nuove vesti. Scrive Adorno: la Storia “indica quel modo di comportamento
tradizionale degli uomini caratterizzato dal fatto che in esso appare
l’elemento qualitativamente nuovo”. Storia come una tradizione-innovativa o una
innovazione-tradizionale. In ogni caso la Storia si differenzia dalla Natura
per il fatto che non è pura riproduzione di se stessa ma è “movimento che
ottiene il proprio significato attraverso il nuovo che appare in esso”.
Ed ecco che anche noi ci
adattiamo con fantasia al nuovo che ci appare incontro.
Tra chi si è guardato attorno forse
qualcuno concorderà: c’è più tolleranza circa i pagamenti, siamo tutti in
difficoltà e siamo meno sospettosi; non è di moda fare il pieno, cinque euro di
benzina è la nuova tendenza; un’esperienza liberatoria è dire pubblicamente
“non ho soldi!” e chi li ha rischia di risultare volgare; se una volta ci si
vantava delle nuove scarpe da quattrocento euro, oggi mostrarle è da sboroni,
cool è averne trovate in saldo a 40 euro;
fare la spesa è più veloce. Se
qualche anno fa un carrello non bastava, ora si riempie appena- di sottomarche
e si preferisce eventualmente tornare per i “ritocchini”, tanto alla cassa si
fa presto; si vive meglio e più rilassati il rapporto con la banca, che può ben
poco su un conto vuoto; ogni famiglia ha fatto proprio il proposito di far
girare l’economia e chi ha nel portafoglio qualche banconota la investe subito
nell’attività del parente rimasto a secco.
Chi non trovasse evidente questo
nuovo trend della società fa parte di quella piccola cerchia, specie rara, che
non si è - forse ancora - trovata in alcuna
di queste situazioni. Lascio ognuno libero di desiderare a quale cerchia
appartenere (a livello di desiderio possiamo più di ciò che la dura realtà ci
consente!). Ma siamo forse tutti d’accordo su chi, tra il sistemato pasciuto e
il precario ingegnoso, abbia esercitato le proprie risorse e sviluppato
l’acutezza necessarie per guidare il cambiamento. La sfida che esso ci offre è
antidoto per contrastare la noia dell’eterno ritorno di stagioni sempre uguali.
“nella natura non accade nulla di
nuovo sotto il sole, in tal senso il giuoco, pur multiforme, dei suoi fenomeni
porta con sé una certa noia. Solo nei mutamenti che hanno luogo sul terreno
spirituale nascono novità”[1]
Portatori sani di novità,
all’opera!
Devo dire che questo è tra i miei articoli preferiti!!
RispondiEliminaGrazie,sarà perché ci riconosciamo in questa nuova tendenza!
EliminaDevo dire che questo è tra i miei articoli preferiti!!
RispondiElimina